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lunedì 18 novembre 2013

"Man" di Steve Cutts

Un corto-animato sul cieco sfruttamento della natura da parte dell'uomo. Da fare circolare per riflettere e tornare a stili di vita meno aggressivi verso il pianeta che ci ospita.

sabato 16 novembre 2013

Debitocrazia: la morsa del debito che stritola i popoli

Ancora un documentario di Kitidi e Chatzistefanou, questa volta sul debito, una sorta di eroina finanziaria ed economica che uccide interi paesi, con la complicità degli organismi internazionali, delle multinazionali e i governi corrotti. Un documento che viene dalla Grecia, dal cuore di questa strana crisi pagata dal popolo greco, ma che vede "teste pensanti" e i beneficiari sparsi per il mondo. Dal sito http://debtocracy.gr/ si può anche donare qualche euro per finanziare operazioni verità come questa, che viralmente girano il mondo.


mercoledì 13 novembre 2013

Catastroika: l'abisso dietro le privatizzazioni

Un documentario greco di Aris Chatzistefanou e Katerina Kitidi spiega come le privatizzazioni distruggono gli spazi pubblici di democrazia e impoveriscono i paesi. Spegniamo la tv, accendiamo la mente: quello che è accaduto in Grecia è dietro l'angolo in tutti i paesi europei.

ps: per abilitare i sottotitoli visualizza in Youtube e clicca 
sulla seconda icona in basso a destra e seleziona "italiano"

Le domande senza risposta

Perché la nostra città non riesce ad organizzare un dormitorio pubblico, con una ventina di posti letto, magari restaurando qualche struttura comunale in disuso? 

mercoledì 12 giugno 2013

Apulia Slow Coast

Un modo nuovo e intelligente di vivere la Puglia, in modo lento e sostenibile; un sud che migliora se stesso e il contesto attorno a sé. 

Grazie a un pedalò, la bicicletta del mare, riscopriamo i quasi 800 km di costa pugliese da una prospettiva diversa, costruendo insieme un puzzle con pezzi di storie di coste. Il documentario che mancava, un progetto da sostenere e da promuovere! 

Per saperne di più visita il sito di Apulia Slow Coast, condividi il promo qui sotto.

venerdì 7 giugno 2013

Pomodoro nero

Puglia, Italia, 2013. Il capitalismo senza regole annienta vite anche nella nostra regione.

lunedì 3 giugno 2013

Taranto: una candidatura con un senso forte

 foto tratta da www.siderlandia.it
Nella corsa tutta italiana delle mille città che si stanno candidando a Capitale Europea della Cultura 2019 si deve distinguere ciò che ha senso e ciò che non lo ha. Con tutto il rispetto che nutro per Urbino, Ravenna, Siena e persino per la mia città, Lecce, credo che queste siano candidature un po' inventate da sindaci a caccia di consenso e di denaro europeo, stante l'attuale condizione di penuria di risorse che vive il governo dei territori.

Per venire a quella di Lecce, la candidatura che riesco meglio a valutare, essa mi pare velleitaria, immotivata priva di senso logico, del tutto figlia di una autocostruzione di immagine che non corrisponde alla realtà dei fatti e della storia recente. Una città che non ha una biblioteca/mediateca comunale, che non ha una rete di presidi culturali sul territorio, che non ha avuto una seria politica culturale negli ultimi anni, che non ha fatto altro che ospitare "eventi" spot sconnessi ed estemporanei, ospitando ogni salume nella sua piazza principale, che ha offerto il liscio in piazza nella sua stagione culturale estiva, che non sostiene i suoi teatri, non ha attivato le consulte comunali delle associazioni, che ha espulso l'Università dal suo territorio comunale relegandola in aperta campagna, credo che una città così non possa aspirare ad essere Capitale Culturale del nostro continente.

Se la Puglia volesse investire in un progetto strategico e comunque proporre una candidatura unitaria avrebbe una candidatura forte da esprimere. Essa sarebbe Taranto, città martire dell'industria pesante, messa in ginocchio da scelte sbagliate di cui però tutto il Paese si è giovato. Una città che ha pagato per tutti, cui è stato imposto di tradire il suo glorioso passato magno-greco e convertirsi a polo industriale, distruggendo la sua identità più autentica. La città del filosofo pitagorico Archita, di Tommaso d'Aquino, di Paisiello ora meriterebbe un risarcimento e una chance per ripartire, per riconquistare un ruolo e una identità tradita. 

Se una candidatura ha un senso questa è quella di Taranto, quindi, nessun euro europeo sarebbe meglio speso di quello investito per far ripartire Taranto. Il mio personale voto è per Taranto. Sarebbe utile che anche a Lecce si formasse un comitato di sostegno per Taranto Capitale della Europea della Cultura, un comitato di pugliesi che dicono no all'idea sciovinista e velleitaria di candidature inventate da demistificare, ma ne propongono al Paese una che avrebbe davvero un senso!

lunedì 27 maggio 2013

Non inseguire l'estate, la Puglia è bella tutto l'anno

Invito a chi arriva: evitate agosto, se potete, e godete l'entroterra: vivrete una Puglia più bella e contribuirete a preservarla! La Puglia è una regione da gustare lentamente e in tranquillità: chi arriva a ferragosto non sa che si perde!

giovedì 23 maggio 2013

Il mondo a colori!

Le immagini antiche sono sempre state in bianco e nero per ovvie ragioni tecniche. In bianco e nero si è costruito quindi l'immaginario di intere generazioni. Anch'io, da bambino, guardando le foto o i filmati del passato ho pensato che il mondo di prima fosse davvero senza colori!

Ed invece grazie ad empirici accorgimenti tecnici alcuni geni, come Claude Friese-Greene, inventore del Biocolour, riuscivano a rendere timidamente colorate le immagini, restituendoci una sensazione che il cinema "ufficiale" non era mai riuscito a regalarci: vedere il passato a colori! Questa è Londra nel 1927, sembra di aprire la finestra e guardarla muoversi sotto di noi.

martedì 21 maggio 2013

R.O.S.S.@

Questo il documento approvato a Bologna l'11 maggio.

Lo sfruttamento del lavoro, la disoccupazione e la precarietà di massa, la violenza sulle donne, le discriminazioni e la soppressione dei diritti, la cancellazione della democrazia, la devastazione della natura, avanzano. È necessario qui ed ora un movimento sociale e politico anticapitalista e libertario, che non insegua i miraggi di piccoli aggiustamenti che in nome del meno peggio portano sempre al peggio.

Noi pensiamo che sia necessario riprendere la via della liberazione della società dal dominio del mercato e del profitto, noi pensiamo che oggi si possa e si debba rendere attuale il socialismo. Competitività, flessibilità, austerità, produttività sono parole che presiedono alle politiche oggi dominanti. Politiche nemiche della umanità e della natura. Bisogna rompere con esse e con chi le adotta come valore e metro di misura. Dobbiamo combattere i privilegi della casta, ma ancora di più lottare contro il potere vero, quello della ricchezza, del mercato, dei padroni.

A tutto questo contrapponiamo il socialismo del 21° secolo, che si costruisce sulle necessità di oggi, con obiettivi e conquiste progressive e con la partecipazione popolare, che cammina passo passo con le lotte per la liberazione dallo sfruttamento e da ogni oppressione.

Noi vogliamo:

1) Rompere con l’Unione europea. Democrazia vera, diritti del lavoro (a proposito dei quali è fondamentale la riconquiste dell’art. 18), stato sociale, eguaglianza, libertà sono incompatibili con l’Europa del rigore, del fiscal compact, di Maastricht e della Troika. Non c’è nulla da rinegoziare, i trattati vanno cancellati. L’euro e il debito non ci debbono più ricattare, bisogna che i popoli conquistino la sovranità sulla moneta e sulla spesa pubblica.

2) Ridurre l’orario di lavoro e il tempo di lavoro a parità di salario, mentre il reddito deve essere garantito a chi non ha un lavoro sicuro e dignitoso. La salute e la sicurezza sul lavoro vengono prima di tutto. L’educazione e la formazione pubbliche, l’abitare, la sanità pubblica vanno garantite e tutta la società va ricostruita su nuove basi. La sola compatibilità è l’eguaglianza sociale

3) I beni comuni in mano pubblica, così come le banche e le attività strategiche. Il lavoro deve controllare la produzione e il potere pubblico deve impedire la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni, i licenziamenti. La democrazia deve entrare in ogni luogo di lavoro. Riconversione industriale e produttiva, salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio culturale, intervento pubblico generalizzato nella economia. No al TAV e alle grandi opere. No alla militarizzazione dei territori per favorire la devastazione ambientale

4) Libertà delle donne contro l’oppressione patriarcale, libertà e cittadinanza dei migranti contro le leggi schiaviste, libertà e diritti delle persone contro i poteri del mercato e delle burocrazie autoritarie.

5) Una politica fiscale immediatamente e fortemente redistributiva verso i redditi fissi, da lavoro e pensione, a danno della grande rendita, del grande capitale, delle ricchezze private e dell’evasione.

6) Pace e disarmo, con la fine immediata di tutte le missioni militari all’estero e di tutte le spese di guerra. Liberazione dalle servitù militari e dall’occupazione  imperialista dei nostri territori.

7) Una vera democrazia fondata su una legge elettorale proporzionale pura, sulla distruzione dei privilegi delle caste, sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente su chi li rappresenta e sugli accordi, sulla partecipazione, sui referendum, sul diritto a decidere delle popolazioni nel territorio. Diciamo no al presidenzialismo e all’autoritarismo plebiscitario che mirano a distruggere la Costituzione Repubblicana. No alla repressione dei movimenti e dei conflitti. Libertà per le/i compagne/i arrestate/i.


Non uno solo di questi punti è oggi interamente sostenuto dalle forze di centrosinistra e dai grandi sindacati confederali. Sono nostri avversari il governo Napolitano Letta Berlusconi, il suo programma e chi lo sostiene. Sono avversari la politica di austerità della Troika europea, e la sua traduzione nelle relazioni sindacali con il patto corporativo tra CGIL CISL UIL e Confindustria. Sono altro da noi tutta la politica del centrosinistra e tutti i tentativi di riaffermarla.

Noi vogliamo essere militanti di un movimento politico che affermi il diritto e la legittimità dell’alternativa, che rovesci gli equilibri, i poteri, i vincoli che oggi impediscono ogni reale cambiamento e che prima di tutto sia uno strumento per l’organizzazione e la rappresentanza di tutte e tutti coloro che vengono colpiti dallo sviluppo capitalista e dalla sua crisi e vogliono ribellarsi. Per questo cominciamo oggi un percorso che sappiamo difficile e pieno di ostacoli, ma convinti che se le forze anticapitaliste in Italia resteranno nella frammentazione attuale, la reazione antisociale continuerà.

Aderiamo a questo percorso come militanti che non rinunciano alle proprie appartenenze sindacali, politiche e nei movimenti sociali, ma che impegnano la propria persona nell’impresa di costruire una casa comune della lotta e dell’alternativa anticapitalista.

Aderiamo a questi punti e a questa proposta per lavorare alla loro diffusione, approfondimento, arricchimento e alla organizzazione del percorso. Sappiamo che il primo metro di misura saranno il rigore e la coerenza personale con cui li porteremo avanti.

Ci ritroveremo a settembre dopo aver discusso in ogni parte del paese. Ci diamo come scadenza il prossimo autunno. Allora dovremo essere in piazza con una forza tale da mettere in crisi il governo e il dominio della Troika europea e chi li sostiene. Ora cominciamo.

http://perunmovimentoanticapitalista.wordpress.com/

lunedì 8 aprile 2013

C'era una volta la sinistra italiana

Copertina del n. 793 di Internazionale
Sono di debito con il mio blog di una riflessione sullo stato della sinistra, anche in considerazione dell'esito delle ultime elezioni politiche. Nonostante non siano ancora chiari gli sviluppi istituzionali che porteranno a soluzione la crisi e il vuoto che si è generato dopo le elezioni, si può fare una valutazione a freddo della situazione in cui versa la sinistra. 

Senza nascondersi dietro un dito, si può tranquillamente dire che la situazione è disastrosa. Partiamo dal risultato elettorale. I numeri sono impietosi: con Rivoluzione Civile al 2% e SEL al 3% la sinistra in Italia non supera il 5% dei consensi, la metà del risultato medio della sinistra nel resto dei maggiori paesi europei.

Rivoluzione Civile è un contenitore ormai vuoto come fu la Sinistra Arcobaleno dopo le elezioni del 2008. C'è da chiedersi se sia mai stato un progetto valido e pieno di contenuti. Certo le idee non mancavano, la partenza era stata interessante: un "parto naturale" di gruppi di compagni che, sui territori, da mesi si andavano interrogando se ci fosse una possibilità di essere sinistra anche in un'epoca di sfaldamento delle tradizionali forme del fare politica. Dopo un interessante addensamento di un'area culturale attorno a dei principi chiaramente antiliberisti, l'accelerazione imposta dagli eventi ha impedito di tradurre in qualcosa di concreto questa buona intenzione. Assecondare l'autocandidatura di Ingroia è stata una pessima scelta in quanto il buon procuratore non aveva né lo spessore politico né la capacità di trasmettere un messaggio nettamente "rivoluzionario" e di sinistra. Come era naturale, comunicativamente è passato solo un generico richiamo ad una maggiore moralità nella pubblica amministrazione. Ma non poteva certo bastare: in un momento di disfacimento del sogno liberista e capitalista, la sinistra deva saper offrire ben altre riflessioni e delineare scenari (e soluzioni) molto più articolati e "attraenti". Infine, le candidature non hanno tenuto conto dei territori e dei movimenti che inizialmente avevano visto in Rivoluzione Civile un'aria politica più respirabile.

SEL può vantare una magrissima vittoria di Pirro. Con un risultato elettorale sconfortante, solo grazie al Porcellum riesce a portare una quarantina di deputati in Parlamento. Ma quello che è più grave è stato l'allearsi politicamente con un partner dieci volte più grande: ciò ha fatto percepire inevitabilmente SEL come un elemento subalterno e schiacciato sul suo ingombrante alleato, relegato nel ruolo di una sorta di corrente esterna del PD. Il messaggio sbiadito e la collocazione in cono d'ombra hanno portato a SEL una vistosa emorragia di voti (verso Grilo) che ha dimezzato la "simpatia" (alla greca) che questo partito esercitava sugli italiani. Ora una più che probabile confluenza nel PD rende chiara una svolta politica che porta fuori SEL dall'orbita  della sinistra europea e la conduce nell'area del socialismo europeo. SEL non a caso in campagna elettorale ha costantemente eluso (se non a parole, nei fatti) il vero nodo della questione: rassicurare la troika (BCE, FMI, CE) e i mercati o parlar chiaro ai cittadini messi in ginocchio dalle loro politiche?

In questo scenario, con il PD che in continuo ed estenuante ondeggiamento, sedotto da Monti o forse no, milioni di voti sono volati verso il M5S e la frittata è stata fatta. Ora cosa resta? Agli italiani un difficile futuro prossimo, senza governo e senza maggioranza. Alla sinistra una nuova ripartenza da affrontare, nonostante le forze e le risorse siano ancora più risicate di prima. Chi vivrà vedrà. Certo che, in un momento così difficile, non è molto rassicurante vedere la sinistra in questo stato; la mancanza di una seria risposta politica alla crisi mondiale del capitalismo è la cosa che più mi preoccupa.

giovedì 28 febbraio 2013

Democrack

Rubo un titolo al Manifesto, perchè più di ogni altro commento rende l'idea del tracollo del PD. Dopo la vuota euforia mediatica delle primarie, che pure avevano dato un prezioso segnale a Bersani, nessuna delle aspettative di quell'elettorato si è realizzata e il partito è rimasto paralizzato in una posizione attendista e insipida, che oggi bordeggiava con Monti, domani con Sel.

I numeri parlano da soli: i 12 milioni di voti raccolti dal PD nel 2008 si sono ridotti ad 8,6 nel 2013. Un elettore su quattro ha abbandonato il PD. Questo è il segno che non si è tenuto conto né della ventata di rinnovamento dei vertici richiesta da Renzi, né della richiesta di spostamento del'asse a sinistra richiesta dagli elettori di Vendola. Bersani fa peggio di Veltroni e addirittura di Rutelli. Senza una piattaforma chiara, una grossa fetta di elettorato del PD si è rifugiato nel voto a cinque stelle. In Puglia il PD perde il 14% dei voti rispetto al 2008. Gli elettori hanno visto nelle mani del PD la "pistola fumante" delle draconiane ed ingiuste riforme di Monti.

Un  pasticcio insomma. Ci sarebbero sufficienti motivi per dimettersi, ma invece Bersani nicchia e non decide. Se i numeri hanno un senso, il partito è in ginocchio, ma proprio a Bersani bisogna affidare il compito di esplorare il campo per trovare una soluzione alla crisi. Dovremo affidare al taglialegna la cura del bosco. Paradossi italiani.

mercoledì 27 febbraio 2013

L'Italia secondo i tedeschi

Che cosa succede ancora in Italia? da: http://www.titanic-magazin.de

Una prima analisi del voto

In queste ore tutti si stanno iscrivendo al partito del "bicchiere mezzo pieno" o a quello del mezzo vuoto. Io mi iscrivo al primo. 

Francamente la situazione non mi preoccupa molto, credo che il Paese abbia dato delle indicazioni chiare, forse in modo inatteso o scomposto, ma sicuramente si troverà una soluzione di fase. Certo la botta è stata forte: quando circa 16 milioni di elettori cambiano voto rispetto al precedente si può correttamente parlare di terremoto politico.

Però devo dire che mi preoccupavano di più i D'Alema, i vecchi tromboni maneggioni di destra e sinistra, mi avrebbe preoccupato di più una situazione facilmente consociativa o una risposta flebile e anelastica rispetto quanto è accaduto negli ultimi tempi. Certo mi preoccupa il ritorno di Berlusconi, ma ancor di più l'aumento dell'astensionismo (+6%) e mi corre un brivido lungo la schiena se penso che, senza Grillo, l'astensionismo avrebbe forse toccato il 50%.

Ma la reattività mostrata dall'elettorato rispetto ad uno squagliamento del vecchio quadro politico mi suscita interesse e curiosità. Penso che il manipolo di quarantenni (37 anni è l'età media della compagine parlamentare M5S!), di donne, di nuove facce che abiteranno le stanze del potere siano una risorsa e non un problema. 

Nel campo del centro-sinistra dobbiamo dire parole chiare: dopo la vuota euforia delle primarie, gli elettori hanno compreso che non era credibile chi si propone nuovo avendo votato infinite fiducie a Monti. Gli elettori hanno punito gravemente il PD e preferito una incerta speranza ad una più che probabile prosecuzione dell'inciucio. Di riflesso, la punizione si è abbattuta purtroppo anche su Sel che dimezza il suo elettorato e cambia di fatto la sua base sociale.

Alla  sinistra, la cui sorte mi sta molto a cuore, dedicherò il prossimo post. Qui la sconfitta assume proporzioni epocali su cui occorre ragionare con attenzione.

martedì 12 febbraio 2013

Il voto utile, secondo me

Non starò a dire, come fa Berlusconi, che il voto utile è quello dato a lui e non a Monti. O, come fanno Vendola e Bersani, a dire che il voto utile è quello dato alla loro coalizione. E nemmeno che il voto utile è quello per il movimento che ho scelto di votare

Io penso ogni voto sia utile se dato ad un movimento che ha una chiara visione del mondo che vuole costruire e questa visione sia in linea con la propria Weltanschauung. Credo infatti che l'elettore non debba votare contro, non debba fare una mediazione al ribasso dentro di sé, non debba inseguire una idea di governabilità o assecondare il populismo del momento, non debba votare il meno peggio o il famigerato "male minore". A meno di non voler deliberatamente distorcere o turbare l'esito generale del voto, io credo che l'elettore debba votare per rafforzare l'opzione in cui si riconosce, votare in linea con il proprio modo di pensare. Ogni altro tipo di voto mi appare inutile e persino pericoloso, perché distorce la democrazia, inducendo l'elettore a farsi carico di un problema non suo, la cui soluzione non gli spetta. 

Nel concreto mi capita sempre più spesso di sentire persone che criticano profondamente il modo in cui è stato governato il paese in questi anni e anche negli ultimi mesi, ma poi in nome di una presunta "voglia di stabilità" sono pronti a votare il contrario di quello che vorrebbero a parole. Sarà voglia di "sentirsi maggioranza" o paura di sentirsi "in pochi", ma molti immaginano le elezioni come  una gara ad indovinare (e quindi a votare) il presumibile vincitore.

Io voglio esprimere un voto libero da vincoli, ricatti e contorte strategie, orientandolo verso l'opzione che più sento vicina, al di là di presunte controindicazioni che molti artatamente diffondono, ad uso interessato del classico ricompattamento del quadro politico. 

venerdì 8 febbraio 2013

La rivoluzione possibile

Voglio scrivere una dichiarazione di voto motivata e consapevole. Voglio poterla rileggere a distanza di anni da questo voto e condividerla. Ci provo.

Andare alla guerra col capitale, che si presenta più che mai forzuto e arcigno, con lo spadino spuntato e ammorbidito del compromesso al ribasso oggi non è proprio il caso. Il suicidio politico di SEL, che pure era stata criticissima con la politica consociativa del PD, e il suo impiccarsi all'albero dell'accordo Monti-Bersani mi chiude ogni prospettiva di votare la coalizione. 

Quello che mi pare prioritario ed opportuno è invece favorire una buona iniezione di sinistra nel Parlamento italiano, costruire quella sinistra europea che dialoga alla pari con gli altri soggetti che in ogni paese sono in posizione fortemente critica con le scelte di una Europa dei mercati e non dei cittadini. 

Dentro Rivoluzione Civile si agitano le anime che in questi anni sono state orfane di una rappresentanza e che hanno subito maggiormente le scelte del berlusconismo prima e della eurotecnocrazia poi: sindacati non consociativi, operai, intellettuali, giovani precari, associazionismo, ceti considerati deboli, ancor più indeboliti dalla cosiddetta crisi. Certo c'è anche ceto politico, ma in dose tollerabile, non più di quanto non ci sia nei listini bloccati di altri raggruppamenti. Certo ci sono elementi politicamente disomologhi, c'è una certa personalizzazione sulla figura del leader, ma c'è una lettura molto chiara della fase acuta di aggressione dei diritti sociali e del fatto che occorra ribaltare l'agenda che ha governato le scelte negli ultimi anni. 

Una patrimoniale seria, il rimettere al centro il lavoro e combattere la flessibilità pelosa voluta da padronato, una vigorosa tassa sulle transazioni finanziarie improduttive, la lotta all'evasione e alla precarietà, la lotta all'economia del debito e della carta straccia, lo stop al consumo del territorio in nome della crescita e lo stop al dumping sociale e ambientale dei paesi terzi o di porzioni del nostro territorio, il ripensamento della difesa in funzione appunto esclusivamente difensiva. Questi e molti altri temi sono concetti chiave di un serio programma di governo.

Rivoluzione Civile è forse una risposta ancora non perfetta ad una esigenza invece chiarissima, che sin dai primi lavori della sua genesi era stata messa a fuoco: riportare la persona umana al centro delle scelte e arrestare la corsa sfrenata verso il baratro sociale verso cui ci sta portando il liberismo capitalista senza freni. 

Ecco perché votare oggi Rivoluzione Civile significa inserire un cuneo nella porta che il capitalismo sta chiudendo in faccia alle generazioni escluse da ogni orizzonte di speranza. 

martedì 5 febbraio 2013

Uguaglianza o barbarie

Mappa del coefficiente Gini
Per allontanarci un po' dalle miserie elettorali proverò a riflettere su una delle questioni dirimenti della modernità, forse la questione delle questioni: la disuguaglianza. Tema peraltro costantemente eluso in campagna elettorale.

Tralasciando il PIL, che tiene conto solo di dati economici, lo HDI (Human development index) da molti anni indica che i paesi scandinavi sono quelli dove la qualità della vita è più alta. Più in generale, in Norvegia, Olanda, Svezia, ma anche in Germania, la qualità della vita, intesa come livello di servizi sanitari, scolastici, accesso al reddito e così via, è mediamente più alta che negli altri Paesi. Ebbene questi stessi paesi sono anche quelli dove il divario economico della popolazione è più contenuto. Chi lo dice? Ce lo dice l'Indice di Gini, lo statistico italiano che studiò a fondo la distribuzione del reddito.

Guardando in modo sinottico i dati, emerge chiaramente che i paesi ove la ricchezza è meglio distribuita (e cioè ove la distanza tra il 10% più povero della popolazione e il 10% più ricco è più contenuta) sono i paesi dove si vive meglio. La Danimarca e la Svezia sono i paesi dove la disuguaglianza è ai minimi; il Messico, il Portogallo e la Turchia quelli dove è alta e vi sono anche  performance di qualità della vita piuttosto basse.

Veniamo all'Italia e guardiamo il dato storico: l'Indice Gini era al 27.3 nel 1995 e siamo arrivati al 31.9 nel 2011. Ciò significa che la disuguaglianza è aumentata di molto negli ultimi vent'anni e quindi che l'Italia sta marciando in direzione opposta a quella auspicabileOggi la differenza tra il salario l'operaio e il padrone dell'azienda dove lavora è infinita, molto più di qualche decennio fa in Italia e come ancora accade nei Paesi che consideriamo in via di sviluppo.

Alcuni economisti poi hanno tentato di elaborare il GPI (Indice di progresso reale), che misura l'aumento della qualità della vita di una nazione, ma calcolando se l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi abbia prodotto realmente un miglioramento del benessere della gente di quel paese. Ebbene nei paesi che hanno provato a trasformare il semplice PIL in GPI si è visto che mentre il PIL è aumentato costantemente, il GPI è cresciuto sino agli anni 70 e poi non più.

In conclusione, combattere la disuguaglianza sociale conviene. Rende le comunità più unite, lo sviluppo più solido e duraturo e in definitiva produce felicità, contenendo i bisogni indotti e i consumi inutili e producendo una positiva sensazione di progresso sociale collettivo, di una comunità in cammino.

Sitografia:
https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/2172.html
http://www.repubblica.it/economia/2010/07/05/news/inchiesta_redditi-5392064/
http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Easterlin
http://it.wikipedia.org/wiki/Genuine_Progress_Indicator

lunedì 28 gennaio 2013

La bicicletta verde

clicca per il trailer
C'è un piccolo film che non bisogna perdere: è "La bicicletta verde" di Haifaa Al-Mansour, regista araba che crea con pochi mezzi un piccolo capolavoro. 
Una ragazzina coraggiosa si confronta e si scontra alla sua maniera con un mondo ostile per l'identità femminile. Un salto a Riyadh  città araba magistralmente ripresa nelle sue strade polverose percorse da silenziosi autisti, nella autoritaria scuola coranica femminile e nei suoi interni familiari, dove si consuma l'annullamento psicologico di giovani madri e delle loro figlie. 
Filo rosso è il desiderio di esserci in un mondo dei grandi non concepito a misura di una ragazzina, Wadjda, a cui è sottratto persino il piacere del vento nei capelli generato dalla dolce velocità di una bicicletta. 
Presentato a Venezia, oggi arriva nelle sale d'essai della Puglia. A Lecce, al DB d'essai, la rivoluzione arriva in bicicletta!

lunedì 21 gennaio 2013

Lecce: un paradosso senza soluzione

A quasi un anno di vita di questo blog, spigolando tra le statistiche, rilevo che il post più letto, nonostante i miei forzi di scrittura, è quello contente il video-parodia che ripropongo a "furor di popolo" in calce a questo post, prodotto da alcuni studenti leccesi a ridosso delle ultime elezioni amministrative. 

Rivedere questo divertentissimo video mi fa venire in mente le recenti classifiche del Sole 24 ore che vedono il sindaco di Lecce al 9 posto nella classifica italiana del gradimento da parte dei cittadini (in aumento persino rispetto al giorno della propria elezione!) e contemporaneamente la città scivolare sempre più indietro nelle classifiche nella qualità della vita. 

Tutte le classifiche (vedi Legambiente, Sole 24 ore, ecc.) vedono Lecce collocata gravemente in coda alla classifica, ma il suo sindaco vola alto nel gradimento dei cittadini. Perché questo succede? Quale è il segreto del successo di chi si candida in questa città? Perché i leccesi maledicono il traffico, le buche, la mancanza di spazi verdi, l'incapienza degli asili comunali, l'incoerenza delle scelte amministrative e così via e poi consegnano al sindaco il 62% del gradimento?

Sono domande che interrogano chiunque faccia politica in questa città alle quali non è facile dare una risposta seria. Per ora accontentiamoci delle risposte che i ragazzi scherzosamente danno alla "anomalia" leccese.

venerdì 18 gennaio 2013

Sinistra: essere o non essere

Hamlet - Carmelo Bene
Dagli ultimi sondaggi (vedi qui), SEL e Rivoluzione Civile separatamente attraggono oltre il 9% dell'elettorato italiano, dato assolutamente in linea con quanto avviene già in altri paesi europei dove la sinistra si attesta mediamente su questi numeri.

E' vero che in politica le offerte non si sommano come al supermercato e l'elettorato giustamente valuta coerenza, compattezza, chiarezza dell'offerta politica al di là dell'algebra e della geometria, ma è probabile - con qualche approssimazione - che, anche con l'attuale legge elettorale, un soggetto di sinistra, senza aggettivi né prefissi, riuscirebbe unito ad entrare non solo alla Camera, ma anche al Senato, dove esiste una soglia all'8%.

E forse, tramontato l'astro berlusconiano, finita l'epoca dei tecnici, proprio questo sarebbe stato il momento giusto per allineare la politica italiana al panorama europeo. 

Se Vendola fosse stato conseguente con le sue parole, se avesse avuto più coraggio evitando di prendere troppo frettolosamente l'autobus del PD, partito del quale non ha mai condiviso la linea; se Rifondazione non avesse perso 5 anni di tempo per rimettere insieme i cocci della triste esperienza del 2008; se i movimenti autonomamente avessero prodotto in questi anni una sintesi efficace delle loro differenti istanze, forse oggi avremmo in Italia una buona sinistra "a due gambe" e non quella stenterella e zoppicante che oggi si batte (in coalizione o da sola) per saltare l'asticella del porcellum.

Oggi più che mai c'è bisogno di sinistra, di una sinistra sicura, forte, ambiziosa. Staremo a vedere; ma si vive la sensazione di una occasione persa, se è vero che il problema è ancora sapere se esisteremo.

SWG: Sondaggio Agorà-Rai 3 del 18.01.2013

Partito Democratico-PD 28,8
Sinistra Ecologia e Libertà 3,8
Altro Centro sinistra (Centro Democratico di Tabacci e Donadi) 0,4

Scelta Civica con Monti per l'Italia (Montezemolo, Bonanni, Olivero) 8,6
UDC - Unione di Centro 4,1
Futuro e Libertà di Fini 1,0

Popolo della Libertà-PDL 17,7
Lega Nord e 3L di Tremonti 5,4
Fratelli d'Italia di La Russa, Meloni e Crosetto 1,5

La Destra 1,5
altri di centrodestra (Grande Sud, MIR, Marra) 1,1

Movimento 5 Stelle di Grillo 16,8

Rivoluzione Civile di Ingroia (IdV, PDCI, rifondazione,Verdi) 5,4

Lista FARE di Oscar Giannino 2,2
Lista Amnistia Giustizia Libertà di Pannella 1,0
Altro partito 0,7

INDECISI E NON RISPONDENTI 21,5
ASTENUTI, BIANCHE E NULLE 12,4
INDECISI +ASTENUTI 33,9

fonte: http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/

mercoledì 9 gennaio 2013

Uscire dall'euro?


Sinistra in Europa? Diamo i numeri!


Oggi parliamo di sinistra, ma senza guardarci l'ombelico. Cercherò di fare un giro a volo d'uccello sulla consistenza numerica dei partiti di sinistra in Europa. Mi limiterò ai paesi più grandi e possibilmente più vicini all'Italia per cultura e storia politica, escludendo ad esempio i paesi dell'est.

Partiamo. Il Partito Del Lavoro del Belgio, nelle ultime amministrative di ottobre, si è attestato su una media nazionale del 6%. Il partito danese Lista dell'Unità-I Rosso-Verdi, alle politiche del 2011, ha ottenuto quasi il 7%, triplicando il risultato del 2007. Più o meno simile il risultato di Izqueirda Unida alle elezioni anticipate spagnole del 2011 con un tondo 7% e 11 deputati a Madrid. Da sud a nord, un piccolo cuore rosso batte anche nella fredda Finlandia dove Vasemmistoliitto, nome impronunciabile che suona come Alleanza di Sinistra, raggranella oltre l'8% nelle politiche del 2011, piazzando ben 14 deputati nel parlamento ad Helsinki. Va meglio a Bloco de Esquerda che in Portogallo raggiunge nelle elezioni europee e legislative 2009 il 10% e più.

Ma veniamo ai paesi a noi più simili per grandezza e tradizioni politiche. Front de Gauche viaggia oltre l'11% alle presidenziali, attestandosi come la quarta forza francese. Die Linke addirittura vola al 12% in Germania, dimostrando che proprio dove il capitalismo è più forte e maturo l'esigenza di sinistra è forte e avvertita. Die Linke è rappresentata in tutti i parlamenti regionali (178 deputati) e anche nel Bundestag (ben 76 su 622). La base? Quasi 80.000 iscritti, il doppio della nostra "piccola" Rifondazione.

Che dire? L'esigenza di una vera sinistra sembra avvertita ovunque intorno a noi, anche in quei paesi che riteniamo modelli di sviluppo modernissimi. E in Italia? Meglio non ricordare la triste epopea al 3% (come la vecchia miscela) della sinistra "multicolore" del 2008. Senza nemmeno sperare nel 27% della greca Syriza-Synaspismós, auguriamoci almeno che anche nel nostro Paese si possa presto cominciare a costruire una sinistra unita forte e degna della sua grande tradizione, cosa di cui si sente oggi estremo bisogno.

martedì 8 gennaio 2013

Puglia: la crisi del 7° anno

Vedere la Puglia "giocata", come in un immenso Risiko, sullo scacchiere nazionale delle candidature mi rattrista un po'. Ma ancor di più mi dispiace sapere che la mia regione vedrà quasi sicuramente interrotta l'esperienza di governo che l'ha caratterizzata positivamente negli ultimi 7 anni. 

Nella mia ingenuità politica, avevo pensato che se il suo presidente avesse vinto le primarie - ubi maior, minor cessat - avremmo insieme tentato di esportare il modello-Puglia a livello nazionale, in posizione di forza. Se le avesse perse, se fosse uscita sconfitta la sua linea politica, sarebbe rimasto a governare la Puglia, pur sostenendo il candidato uscito vincente dalle primarie e lasciando che i quadri del suo partito si candidassero nella coalizione.

Ma così non è stato. Se per Enrico IV Parigi valse una messa, anche per il nostro presidente sarà giusto lasciare la Puglia tre anni prima per una incerta poltrona ministeriale in un governo impostato su una linea confliggente con quanto egli stesso ha detto e fatto, soprattutto in questi ultimi 7 anni. 

lunedì 7 gennaio 2013

Il tempo vola

Se solo tre mesi fa qualcuno mi avesse detto che Vendola avrebbe abbandonato la Puglia e si sarebbe alleato col PD, lo stesso partito che ha votato i peggiori provvedimenti del Governo Monti, il partito di D'Alema, della Bindi, di Fioroni, gli avrei dato del visionario.

Ora che - sembrano passati degli anni, ma sono poche settimane - tutto questo è successo, devo ammettere di avere completamente sbagliato previsione e forse in politica non si può mai esser certi di nulla, visto che gli avvitamenti retorici possono arrivare a giustificare ogni cosa. 

Anche a livello locale non ci si ritrova d'accordo. Ora che il collante berlusconiano non tiene più unito artificialmente il centrosinistra e pare anche finita la stagione "tecnica", molti di quelli che ho conosciuto in quello scenario hanno sposato una linea nuova e convergente con quella che sino a pochi mesi fa si avversava. In più, l'inverno di Berlusconi è durato talmente tanto che molti non li ricordo nemmeno in un altro contesto politico. E' una condizione nuova, di lieve smarrimento, alla quale - in tutta sincerità - mi devo ancora abituare.

sabato 5 gennaio 2013

Il nuovo menù della politica italiana

Questa tornata elettorale ha il pregio della chiarezza delle opzioni.

Dopo la stagione di artificiale compattamento degli schieramenti in funzione pro o contro Berlusconi, dopo il pilota automatico inserito da Monti, oggi l'offerta politica è assai più limpida ed europea e gli italiani si apprestano a riprendere in mano la cloche del Paese.

Esiste un riferimento per chi condivide sostanzialmente politica economica della BCE, nella duplice versione: chi auspica la linea ortodossa e chi, pur non contestando lo scenario complessivo, vorrebbe dei piccoli aggiustamenti di tiro. Esiste finalmente un riferimento per chi contesta radicalmente questa linea, come già avviene in tutti i paesi d'Europa, e vorrebbe ricette nuove per contrastare la crisi globale. Esiste, come pure avviene all'estero, l'offerta di chi teorizza che, al di là di destra e sinistra, forme di democrazia diretta possano portare direttamente a scelte "giuste". Esiste persino la vecchia offerta berlusconiana, fortunatamente ridimensionata dagli eventi, di un capitalismo buffonesco e senza contrappesi.

Credo che, al di là dei troppi nomi sui simboli, dinanzi all'elettorato si pongano scelte chiare e comprensibili. Tramontate idee (tipo la padania) su cui il Paese si è confrontato inutilmente per anni, finalmente si torna a discutere del nostro futuro in un contesto europeo, su temi fondamentali e improcrastinabili che la crisi mondiale ha disvelato e imposto anche all'agenda del dibattito italiano. Staremo a vedere cosa ne pensano gli italiani del loro futuro.

venerdì 4 gennaio 2013

Fenomeni che ci interrogano


Come è ovvio approssimandosi le elezioni, i discorsi da bar vertono spesso sulla politica. 

Il fenomeno è questo: quando parli con le persone di sinistra tutti sembrano essere d'accordo con te che il "vincolo di bilancio" è una stretta mortale, che la Riforma Fornero è una porcheria, che il Ministro Profumo ha truffato in un colpo solo migliaia di precari della scuola, che l'IMU è ingiusta perché grava i poveri, ecc. Ma poi, alla fine, gli stessi che sembrano darti ragione dichiarano di volere votare gli stessi che avevano le mani sul tasto "sì" quando queste cose si approvavano in Parlamento. 

Ora il punto è: davvero questo Paese ha smarrito ogni logica in politica o, per una strana questione di psicologia sociale, la gente si sente comunque più rassicurata a collocare in ogni caso il proprio voto al centro dello schieramento politico?

giovedì 3 gennaio 2013

Oppure Monti

Fare la campagna elettorale per Vendola oppure per Monti, o contemporaneamente per entrambi, è indifferente per pubblicitari che conoscono bene le strategie comunicative della società digitale. In un mondo in cui la lotta politica, da conflitto capitale/lavoro, si è trasformata in pura ricerca e cattura del consenso, in costruzione di "immaginario", in una gara a chi usa il mezzo più utilmente, i contenuti sono secondari, basta metterli nella bottiglia giusta.

mercoledì 2 gennaio 2013

2013: si riparte!

Auguri a chi legge! Dopo sei mesi di inattività, questo blog riprende finalmente la sua attività. 

Quest'anno il blog ha l'ambizione di spaziare anche su ambiti differenti, non strettamente politici. Fotografia, video, articoli, musica e quant'altro che, come dice il sottotitolo, valga la pena di salvare nel flusso della comunicazione quotidiana. E' interattivo e aperto ai commenti; serve per instaurare un dialogo più rilassato, al di là del vorticoso turbinio dei social network. 

Se vi va, fateci un salto ogni tanto. Il link è: http://alessandropresicce.blogspot.it; sulla colonna a destra si può inserire la propria email per ricevere gli aggiornamenti o diventare lettore fisso.