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venerdì 11 aprile 2014

Ex Massa: "Un'area da 2 miliardi"

Un'area da 2 miliardi: che ne faremo? Sono passati 43 anni anni e le grandi attese sembrano deluse pensando al banale centro commerciale che si vorrebbe realizzare. Nel febbraio del 1971 circa duecento leccesi, dinanzi alle sorridenti Autorità Cittadine e a "qualche consigliere deluso", assistono alla demolizione della Caserma Massa. Già all'epoca si invocava un concorso di idee, "si chiami seriamente più di uno capace a dar consigli" per dare al luogo un aspetto "nuovo, solenne, dignitoso, rinverdito, sapientemente innestato" (da La Voce del Sud, 6.2.1971). Buona lettura!


giovedì 10 aprile 2014

Piazza Schipa: un luogo dell'anima della città

Bellissima e strana questa nostra città, da sempre vittima di una irresistibile coazione a ripetere gli errori, sempre pronta a distruggere pezzi di sé e a sacrificare sull'altare di quello che si chiamava decoro urbano (e oggi si maschera sotto una malintesa idea di “riqualificazione urbana”) ciò che ha di più prezioso. Per limitarci agli ultimi due secoli e al centro storico, non possiamo non ricordare la demolizione della storica Porta San Martino (1826), della chiesa delle Paolotte (1913-17) e delle decine e decine di chiese e cappelle distrutte entro le mura (nel 1885 se ne contavano più di 80, oggi non più di una trentina!), la demolizione dei portici di ispirazione veneziana in Piazza Sant'Oronzo e così via. Nel 1971, per venire quasi ai nostri giorni, la città si privava senza alcuna ponderazione di un altro pregevole edificio, il convento francescano di Santa Maria del Tempio. Eretto nel 1492 in un punto di congiunzione tra le antiche strade che portavano ai porti di Roca e San Cataldo, esso ha costituito per 500 anni un luogo nel quale i leccesi hanno pregato, si sono curati, sono stati sepolti. Oggi sembra che si voglia completare l'opera distruttiva che fu avviata 43 anni fa per far posto ad un centro commerciale con parcheggio interrato multipiano. 

da www.fondazioneterradotranto.it
Orbene, autorevoli relazioni archeologiche ci dicono che lì non ci sarebbe nulla di antecedente al XV sec. Ma, da profani e senza entrare nel merito della valenza archeologica di ciò che e emerso, occorre porsi delle domande prima che la parola passi alle ruspe: perché dei reperti del Quattrocento dovrebbero di per sé essere considerati meno importanti di reperti antecedenti, se è vero che l'archeologia, da almeno un ventennio, ha esteso il suo sguardo all'età moderna e perfino contemporanea? E per venire ai bisogni a cui quest'intervento risponde occorre chiedersi: è davvero necessaria alla città la costruzione di un centro commerciale proprio sotto le mura del suo castello? A quale incrementata domanda di spazi commerciali questo intervento risponde se è vero come è vero che nella zona di piazza Mazzini un negozio su cinque è sfitto o in vendita? Non incrementerebbe forse la desertificazione commerciale del centro? E' davvero una scelta intelligente predisporre in una zona così centrale della città 500 posti auto, che costituirebbero un potentissimo attrattore di traffico, tale da congestionare tutto il quartiere San Lazzaro? La città che ha 0,58 mq/abitante di verde urbano fruibile (buona ultima tra i capoluoghi italiani!) non potrebbe regalarsi lì un parco urbano, rispettando ciò che gli scavi ci hanno restituito? 

Insieme al Comitato di cittadini che ha in questi ultimi mesi colmato quel gap di democrazia e di informazione che questo progetto scontava, mi piace pensare che in quell'area possa tornare a vivere la città e che la Tettoia Liberty, lungi dall'essere squalificata a tenda parasole di un centro commerciale, di un non-luogo, e ridotta a mero orpello decorativo, possa tornare lì a brulicare di vita, di incontri, ad essere abitata dal mercato delle erbe che la città merita. E' legittimo sognare tutto questo per la propria città? Sono sicuro di sì e auspico che la città che si candida a Capitale Culturale d'Europa voglia delocalizzare il centro commerciale e i suoi parcheggi e regalarsi un nuovo spazio di socialità in quel luogo dell'anima che si chiama piazza Tito Schipa.

Articolo pubblicato su Quotidiano di Puglia, pag. 9, del 09.04.2014

martedì 8 aprile 2014

L'area ex Massa non è un "vuoto", ma un luogo-simbolo della città

L'intervento di riqualificazione che meriterebbe Piazza Tito Schipa è uno di quegli interventi che per vastità, centralità ed importanza strategica e storica potrebbe riqualificare un'intera città, potrebbe davvero dar lustro ed aggiungere bellezza e qualità ad un intero tessuto urbano. Lecce merita da tempo la realizzazione di un progetto modello, davvero convincente, in linea con i migliori standard europei di progettazione urbanistica. Un'area di quasi 8000 mq in pieno centro, a pochi metri dalle mura del Castello, potrebbe infatti diventare, se ben utilizzata, un elemento di pregio urbanistico per la Lecce del futuro. Chi progetta sa bene che progettare significa non solo valorizzare l'esistente, ma possibilmente costruire i “beni culturali” delle prossime generazioni.

Ma il project-financing nell’area ex Massa attualmente in campo, purtroppo, non ha questo respiro, appare datato e non guarda ai secoli a venire. Lo comprende un profano della materia come me; lo dice molto meglio il Soprintendente di Lecce arch. Canestrini che ritiene l'intervento proposto dalla ditta attuatrice un progetto di “scarsa qualità”, aggiungendo che i suoi uffici forniranno alla ditta dei modelli di pianificazione paesaggistica d'eccellenza, degni di quell'area preziosa. Provate a cercare delle immagini di Piazza della Pilotta a Parma o del parco di Ostia Antica! Il progetto in campo appare invece nulla più del solito centro commerciale: non-luogo per eccellenza di cui la città non ha bisogno, con l'aggravante di un parcheggio interrato di tre piani al posto degli scavi archeologici che hanno messo in luce le fondazioni del quattrocentesco convento di S. Maria del Tempio.
Piazza Pilotta - Centro Storico di Parma

Anche la Tettoia liberty appare mortificata a ruolo di puro orpello decorativo, installata in posizione sospesa a copertura di una terrazza. In più, la realizzazione di 500 posti auto a 300 metri da Piazza Sant'Oronzo è figlia di un'idea stravecchia: invita chiunque arrivi alle porte di Lecce a tentare l'avventura della ricerca del parcheggio in centro, non tiene conto insomma che in tutta Europa l'obiettivo è quello della “città senza auto”, con i parcheggi di interscambio rigorosamente ai margini dell'abitato.

Oggi finalmente un gruppo di cittadini, di intellettuali, di urbanisti, di storici, di semplici amanti della città sta informando la città sul progetto e chiedendo all'Amministrazione e alla ditta attuatrice del project-financing uno sforzo in più. Sta chiedendo di alzare il livello delle scelte a quegli standard qualitativi europei cui una candidata a Capitale Culturale dovrebbe aspirare. Domenica mattina, nei pressi del maestoso albero di phyitolacca che si trova su viale Marconi, proprio tra il Castello e gli scavi archeologici, si riuniranno i cittadini che hanno a cuore le sorti di quel prezioso spazio urbano, che non è un “vuoto” come viene scritto nella relazione del project-financing, né un “refuso urbano”, ma un luogo densissimo di storia da recuperare al più presto alla città. Attraverso letture di poesie, musica e interventi di esperti verrà presidiato un luogo simbolo di Lecce, per il quale è giusto chiedere molto di più di un banale centro commerciale.

Articolo apparso su La Gazzetta del Mezzogiorno del 5.4.2014