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giovedì 10 aprile 2014

Piazza Schipa: un luogo dell'anima della città

Bellissima e strana questa nostra città, da sempre vittima di una irresistibile coazione a ripetere gli errori, sempre pronta a distruggere pezzi di sé e a sacrificare sull'altare di quello che si chiamava decoro urbano (e oggi si maschera sotto una malintesa idea di “riqualificazione urbana”) ciò che ha di più prezioso. Per limitarci agli ultimi due secoli e al centro storico, non possiamo non ricordare la demolizione della storica Porta San Martino (1826), della chiesa delle Paolotte (1913-17) e delle decine e decine di chiese e cappelle distrutte entro le mura (nel 1885 se ne contavano più di 80, oggi non più di una trentina!), la demolizione dei portici di ispirazione veneziana in Piazza Sant'Oronzo e così via. Nel 1971, per venire quasi ai nostri giorni, la città si privava senza alcuna ponderazione di un altro pregevole edificio, il convento francescano di Santa Maria del Tempio. Eretto nel 1492 in un punto di congiunzione tra le antiche strade che portavano ai porti di Roca e San Cataldo, esso ha costituito per 500 anni un luogo nel quale i leccesi hanno pregato, si sono curati, sono stati sepolti. Oggi sembra che si voglia completare l'opera distruttiva che fu avviata 43 anni fa per far posto ad un centro commerciale con parcheggio interrato multipiano. 

da www.fondazioneterradotranto.it
Orbene, autorevoli relazioni archeologiche ci dicono che lì non ci sarebbe nulla di antecedente al XV sec. Ma, da profani e senza entrare nel merito della valenza archeologica di ciò che e emerso, occorre porsi delle domande prima che la parola passi alle ruspe: perché dei reperti del Quattrocento dovrebbero di per sé essere considerati meno importanti di reperti antecedenti, se è vero che l'archeologia, da almeno un ventennio, ha esteso il suo sguardo all'età moderna e perfino contemporanea? E per venire ai bisogni a cui quest'intervento risponde occorre chiedersi: è davvero necessaria alla città la costruzione di un centro commerciale proprio sotto le mura del suo castello? A quale incrementata domanda di spazi commerciali questo intervento risponde se è vero come è vero che nella zona di piazza Mazzini un negozio su cinque è sfitto o in vendita? Non incrementerebbe forse la desertificazione commerciale del centro? E' davvero una scelta intelligente predisporre in una zona così centrale della città 500 posti auto, che costituirebbero un potentissimo attrattore di traffico, tale da congestionare tutto il quartiere San Lazzaro? La città che ha 0,58 mq/abitante di verde urbano fruibile (buona ultima tra i capoluoghi italiani!) non potrebbe regalarsi lì un parco urbano, rispettando ciò che gli scavi ci hanno restituito? 

Insieme al Comitato di cittadini che ha in questi ultimi mesi colmato quel gap di democrazia e di informazione che questo progetto scontava, mi piace pensare che in quell'area possa tornare a vivere la città e che la Tettoia Liberty, lungi dall'essere squalificata a tenda parasole di un centro commerciale, di un non-luogo, e ridotta a mero orpello decorativo, possa tornare lì a brulicare di vita, di incontri, ad essere abitata dal mercato delle erbe che la città merita. E' legittimo sognare tutto questo per la propria città? Sono sicuro di sì e auspico che la città che si candida a Capitale Culturale d'Europa voglia delocalizzare il centro commerciale e i suoi parcheggi e regalarsi un nuovo spazio di socialità in quel luogo dell'anima che si chiama piazza Tito Schipa.

Articolo pubblicato su Quotidiano di Puglia, pag. 9, del 09.04.2014

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